La nuova era del Professional Make-up Artist. Quando i pennelli non bastano più.

Può un truccatore diventare un’icona globale da un miliardo di dollari? 

La risposta è sì! Se guardiamo ai percorsi di Pat McGrath e Charlotte Tilbury, il loro successo è l’esempio più concreto di come la carriera nel trucco professionale si sia trasformata: oggi il make-up artist non è più “solo” un tecnico del volto, ma anche imprenditore creativo, influencer, stratega digitale e innovatore culturale. 

In altre parole, un make-up artist del nuovo millennio ha in mano molto più dei pennelli: è un Beauty Designer che ha le chiavi di un business in una mano e di una community nell’altra.

C’era una volta il truccatore con la sua valigetta di prodotti: arrivava sul set, faceva magie con ombretti e rossetti, e se ne andava. Fine della storia. Oggi quella stessa storia verrebbe liquidata come una favoletta per bambini degli anni ’90.

L’evoluzione del MUA

Pat McGrath lo dimostra! Avanguardista del make-up, è stata la prima MUA della storia a ricevere il titolo di Dame of the British Empire. Ha cambiato il modo di intendere il beauty e la diversità attraverso personal branding e campagne virali. Eppure ha iniziato dal basso, sporcandosi le mani nei backstage… letteralmente, dal momento che la sua tecnica di usare i polpastrelli al posto dei pennelli è diventata la sua signature! Da lì, piano piano, ha lavorato con i più grandi e ha firmato oltre 3.000 sfilate in carriera, lanciando tendenze dal dewy alla Glass skin. Non per niente dal 2017 è anche Beauty Editor-at-Large di British Vogue. 

E Pat non è sola. Un altro esempio lampante è Charlotte Tilbury, celebre truccatrice delle star che ha costruito il successo del suo brand grazie a una fortissima presenza online e a un sapiente storytelling personale, conquistando la generazione Instagram, dando filo da torcere ai marchi tradizionali. 

Questi esempi mostrano che oggi il talento nel trucco è solo l’inizio del viaggio, e da solo non basta. La differenza nel settore non è più tra chi sa truccare e chi no, ma tra chi sa comunicare e chi resta invisibile.

Apriamo TikTok e vediamo migliaia di tutorial perfetti. Instagram pullula di self-taught MUA che hanno costruito imperi da camera da letto con ring light e filtri giusti. Le nuove tecnologie in beauty stanno guidando la domanda per professionisti specializzati in trattamenti non invasivi, AI-driven beauty technology e personalizzazione.

Il mercato è saturo di talento? Assolutamente si. Ma è anche affamato di professionisti veri!

Pat McGrath ha trasformato Pat McGrath Labs in una compagnia da 1 miliardo di dollari entro il 2019, ma non è successo per caso. Come  Charlotte Tilbury, ha costruito un impero non solo truccando, ma diventando la voce del make-up e di valori social e culturali legati ad esso. 

La loro vera rivoluzione è stata capire che la creatività senza visione business rimane un hobby costoso.

Ciò che è richiesto dall’industria è un vero e proprio beauty designer, figura trasversale che unisce creatività e strategia, capace di progettare esperienze complete – dai concept alle campagne, dalla formazione al retail e  in grado di padroneggiare competenze che una volta appartenevano a mondi completamente diversi. Ma quali sono queste nuove competenze?

  • Personal branding e storytelling → la faccia che si mostra online vale quanto (se non più di) quella che si trucca dal vivo. Dall’ispirazione, al processo e risultato finale, bisogna saper narrare una storia che il pubblico voglia vivere e condividere.  Oggi le linee cosmetiche legate a persone e valori riconoscibili surclassano i brand impersonali: il fenomeno dei brand guidati da una personalità ha conquistato i consumatori social e il make-up artist diventa egli stesso un brand. Dall’ispirazione iniziale al processo creativo fino al risultato finale, ogni step può (e deve) essere raccontato sui social per costruire una community fedele.
  • Digital strategy → Educare, intrattenere e vendere: questi i diktat delle piattaforme! I consumatori utilizzano il make-up per creare momenti di fuga, auto-espressione, riflettere i loro valori o soddisfare bisogni funzionali o di benessere specifici. Chi sa intercettare questi bisogni in chiave digitale, vince la partita.
  • Cultura visiva e pop → Dal make-up alla cultura pop, e ritorno: un make-up artist deve necessariamente creare connessioni tra passerella, street style e feed di Instagram. Ricordate il fenomeno Euphoria? La truccatrice Donni Davy, ideatrice degli iconici look con glitter e strass,  ha consacrato una nuova era di  beauty trend su Instagram e TikTok. Il “Euphoria look” è diventato “il trend più grande dai tempi del contouring di Kim”, come citato da The Business of Beauty,  a riprova del potere della comunicazione nel plasmare la società.
  • Business & networking → Dobbiamo davvero dirlo? Il make-up artist oggi è, prima di tutto, il brand manager di sé stesso. Bisogna saper bilanciare creatività e Excell, capire di marketing, contratti, negoziazioni e PR quasi quanto di primer e fondotinta. Networking vuol dire costruire collaborazioni fruttuose: con fotografi, stilisti, influencer, aziende cosmetiche. Pat McGrath non ha costruito un impero da sola in una stanza – ha lavorato con team creativi, stretto partnership strategiche e coinvolto investitori importanti. Allo stesso modo, Charlotte Tilbury ha saputo coinvolgere nel capitale aziendale nomi come il fotografo Mario Testino e persino ex dirigenti come Wendi Murdoch per dare solidità alla crescita. 
  • Sostenibilità & inclusività → Due parole che non sono più slogan, ma valori concreti richiesti da clienti e aziende.  Di nuovo, McGrath ha fatto scuola: lanciando nel 2017 un fondotinta in 40 tonalità (eh si, ben prima di Fenty Beauty!), Pat ha fissato nuovi standard che hanno costretto tutto il mercato a seguirla. Dalle formule utilizzate alle colorazioni disponibili nel kit, sotto i riflettori sono soprattutto i mezzi utilizzati dal professionista, non solo il risultato finale.
  • Nuove tecnologie → AR, AI, skin-tech… sono strumenti che stanno già cambiando il settore e Il make-up artist 4.0 non può ignorarli. Se già da anni la Realtà Aumentata ha permesso il try on di un make-up sugli utenti, oggi il discorso è ancora più ampio, grazie all’IA che consente di pre-visualizzare look, perfezionarli e trarre ispirazione in modi impensabili fino a poco fa.

Il risultato? La professione non è più lineare: puoi passare da un set cinematografico a una fashion week, fino alla consulenza per un brand cosmetico o per un’influencer di settore. Non c’è una sola strada, ma un’intera mappa inimmaginabile fino a qualche anno fa.

La rivoluzione beauty è iniziata. La domanda è: ci sei dentro o la stai solo guardando?

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